gio 21/11/2024 | RSS | Menu

Jón K. Stefánsson

Paradiso e Inferno

Accidenti, la cerata, l'ho dimenticata, e Bardur impreca ancora una volta, impreca per essersi inutilmente impegnato a memorizzare i versi del Paradiso Perduto, concentrandosi a tal punto da dimenticare di prendere la sua cerata. Andrea se n'è sicuramente accorta e sarà preoccupata per lui che ora trema di freddo, esposto al vento polare. Ecco che scherzi può giocarci la poesia. Bardur coniuga tutte le invettive che la vita gli ha insegnato, e non sono poche. Le invettive sono dei piccoli tizzoni ardenti e possono riscaldare, ma le parole hanno ben scarsa tenuta contro il vento che viene dal Polo, penetra attraverso i vestiti e si infila nella carne, e una giubba decente è mille volte meglio e più importante di tutte le poesie del mondo.

COMMENTO ALLA CITAZIONE:

Esempio della scrittura che caratterizza questo libro. Dialoghi ristretti e mai virgolettati, riposti indistinti nel mezzo di frasi quasi a perdersi in esse e somigliare più a pensieri o considerazioni. Metafore e perifrasi poetiche che si scontrano sempre con la dura e fredda crosta ghiacciata del mondo reale e che anche quando scendono nel cuore dell'uomo concludono col ferirlo.

Citazione inserita il
Categoria: NARRATIVA




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