Le civiltà si susseguirono, sorgendo e decadendo, attorno ai margini del deserto: i Minei, i Sabei, e gli Himariti dell'Arabia meridionale; l'Egitto del faraoni; Sumeria, Babilonia e Assiria; gli ebrei, i genici; i greci e i romani; i persiani; l'impero musulmano degli arabi e infine dei turchi. Durarono qualche centinaio o migliaio d'anni e svanirono; si svilupparono nuove razze e poi scomparvero; sorsero religioni che poi tramontarono; gli uomini cambiarono, adattandosi a un mondo in trasformazione; ma nel deserto le tribù nomadi continuarono a vivere al ritmo della loro esistenza, solo di poco mutato in questo enorme periodo di tempo.
Poi, in quarant'anni, meno della durata dell'esistenza di un uomo, tutto si trasformò; le loro vite si disintegrarono.

A dire la verità, di tutti i popoli antichi citati gli Ebrei sono ancora qua. Certo però loro non hanno mai costruito un impero, né alcuna grande civiltà e sono stati esiliati in giro per il mondo e forse questo è stato il trucco, la mancanza di una civiltà unitaria statale/nazionale e di una terra lì ha spinti a creare un'identità culturale forte che li ha mantenuti quasi tali e quali. Appunto ciò che successe anche alle tribù nomadi nel qual caso ci fu una grossa differenze: gli ebrei si ritrovarono all'interno delle civiltà e ne cavalcarono o sfruttarono il progresso creandosi delle bolle di sopravvivenza culturale, i nomadi invece come gli animali selvatici poterono sopravvivere finché le linee dei confini nazionali non acquistarono la potenza limitante che oggi hanno e gli tolsero spazio vitale. E' ciò che succede, appunto, ai grandi animali selvatici dell'Africa, o agli indiani d'America, che si ritrovano a vivere in riserve.