mar 28/01/2025 | RSS | Menu

Ayaan Hirsi Ali

Infedele

Alla fine l'albergo che trovò doveva essere uno dei meno cari di Mogadiscio, il genere di posto in cui nessuno chiede il certificato di matrimonio. Mancava ancora al corrente, dovemmo prendere una torcia per arrivare in camera. Quando la porta si aprì uno scarafaggiò si precipitò sotto il letto. Mahmud mi passò la torcia e mi guardò in faccia per la prima volta in tutta la serata. Disse che potevo andare in bagno a prepararmi.
Mi lavai meccanicamente nella vasca, che era lurida. Poi mi sdraiai sul letto, completamente vestita: non sapevo che altro fare. Volevo che tutto fosse selvaggiamente erotico, con me nel ruolo di una Marilyn Monroe o di una Lady Chatterley, ma non sapevo nemmeno come spogliarmi. Quando Mahmud tornò nella stanza, disse: "Oh, fai la timida?".
Niente di più lontano dalle mie intenzioni. Chiesi: "Che vuoi che faccia?".
"Togliti i vestiti, è ovvio".
Non fu uno stupro: io volevo fare sesso con Mahmud, solo che non volevo farlo in quel modo. Ansimava e spingeva e sudava nello sforzo di aprire a forza la mia cicatrice. Fu orribilmente doloroso e ci volle un tempo infinito. Strinsi i denti, sopportai il dolore. Mi costrinsi a non piangere finché rimasi inebetita. Dopo Mahmud cadde in un sonno pesante e io andai di nuovo a lavarmi in quel bagno schifoso.

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Categoria: NARRATIVA




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