Diceva anche, con un sorriso timido, di pagine sue per le quali qualcuno gli professasse la proprio ammirazione: "credo che sia abbastanza vero, abbastanza esatto, che possa essere utile", ma per semplice modestia, come una donna, se le si dice che il suo vestito, o sua figlia, è incantevole, per il primo risponde: "E' comodo", per la seconda: "Ha un buon carattere". Ma l'istinto del costruttore era, in Bergotte, troppo profondo perché egli ignorasse che l'unica prova dell'utilità e della veridicità del suo edificare risiedeva nella gioia che la sua opera aveva comunicata, a lui per primo, e poi agli altri. Molti anni dopo, tuttavia, quando il talento era scomparso, ogni volta che scriveva qualcosa di cui non era soddisfatto, per non distruggerla come avrebbe dovuto, per pubblicarla, ripeteva, questa volta a se stesso: "Malgrado tutto, è abbastanza esatto, non è inutile per il mio paese". Così, la frase mormorata un tempo di fronte agli ammiratori da un'astuzia della modestia fu ripresa, alla fine, nel segreto del suo cuore, dalle inquietudini dell'orgoglio. E le stesse parole che erano servite da superflua scusa per il valore delle prime opere, divennero come un'inefficace consolazione per la mediocrità delle ultime.
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Categoria: NARRATIVA
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