DI Venezia, ad esempio, non ho ritrovato nulla: tranne i nomi dei luoghi o la gita in gondola manca completamente l'atmosfera veneziana. Mann e Brodskij sono su un altro livello, per citare ad esempio due casi di cui solo uno è un gran romanziere; Ishiguro sembra parlare di una città qualsiasi che ha solo incroci di omonimia con Venezia reale.

L'assente più scandaloso è però la notte: la maestosità della mezza giornata di tenebre in questi notturni è solo un orario, una fase della giornata, solo accadimenti ininfluenti di cui si dice che il sole è calato e neanche in ognuno di questi cinque racconti. Manca tutto ciò che la notte è a parte l'essere una fascia oraria: non c'è il silenzio, l'umidità, l'assenza di uccelli, le ombre, i chiaroscuri dei profili delle case, l'eco dei passi, il vento che si raffresca, le pallide ombre della luce lunare, il gemito del tramonto e la grande alba che la zittisce, l'assenza di panorama oltre la finestra. La Notte (con la "n" maiuscola) è la grande assente, nonostante il titolo di questa raccolta. Leggetevi Le Notti Bianche e avrete un'idea di cosa intendo. Persino il "proletario" Stephen King in Le Notti di Salem riesce a fare meglio.

Un libro che non mi ha convinto per nulla soprattutto rispetto all'attesa che aveva provocato. 

Manca stile, mancano contenuti, manca struttura, mancano approfondimenti, manca serietà e rispetto dello stesso titolo. Forse, se non fosse decantato come Nobel e il titolo fosse stato diverso, l'avrei scoperto per sbaglio e mi sarei goduto un po' quei quattro o cinque momenti ironici riuscendo alla fin fine a giustificarlo o perlomeno a non considerarlo una totale perdita di tempo, ma ormai dubito che darò altre opportunità a questo scrittore.

Non so se sono partito col libro sbagliato ma se questo è un Nobel alla letteratura allora non mi stupisco più di quello a Fo e comincio a capire quello a Dylan.