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RIVERWORLD: IL FIUME DELLA VITA

Philip José Farmer

Perché scegliere persone realmente esistite? C'è troppa allegoria nel voler fare di ogni storia un simbolo, un insegnamento, una parabola, artificio che porta a creare una situazione troppo irreale; ad esempio, la rapidità con cui si abituano al nuovo mondo, alla nudità, alle pietre fungo, all'alieno, o quanto poco stanno per imparare a riconoscere i blocchi di selce e a scheggiarli e lavorarli per costruire asce o coltelli tanto affilati da incidere e tagliare con precisione persino la carne; tutto queste cose le imparano in quanto, qualche ora? Il Neanderthal in 60 giorni riesce già a fare discorsi in un inglese indubbiamente sgrammaticato ma completo e nello stesso tempo riescono a costruire un catamarano con tanto di randa e fiocco e drizze e scotte, tutto usando i loro utensili in selce e intrecciando foglie d'erba, un catamarano che dura decine di migliaia di km di navigazione in oltre un anno! C'è troppa pedagogia che diventa odiosa saccenza da professore. C'è troppo realismo nelle minuzie allo scopo di essere pedagogico: perché descrivere minuziosamente ogni cosa che fanno o decidono e poi non mi parla mai - ad esempio - di come risolvono la questione del cacare? 36.000.000.000 di persone sono tante, dopo due giorni quanta merda c'è in giro? Ed è possibile incrocino nel complesso così poche persone? Ok lo spazio è tanto, va bene, ma 36.000.000.000 di persone in 30.000.000 (ma si parla di una stima tra 15 e 30 milioni, io ho preso il dato massimo) di km fanno 1.200 persone al km, un bel numero tenendo conto che si uniscono a formare comunità e che non diminuiscono mai. Come mai nessuno si scotta col sole, tenendo conto che sono nudi e interamente glabri? Si parlerebbe di ustioni vere e proprie e invece niente... si perde nella descrizione di tante cose minuziose che l'assenza di queste altre si fa notare troppo palesemente. A che serve? Peccato perché l'idea sarebbe fantastica. Fa parte di quel tipo di fantascienza che io definisco "vecchia", tipica dei tempi della nascita di questo genere quando era ancora concepito per i ragazzi quindi raccontava di avventure, eroi, esplorazioni, con un profilo vagamento didattico e che oggi è ormai superata in tutti questi aspetti, oltre al fatto che io non sono un ragazzo da un bel po' di tempo; è una concezione più prossima al genere fantasy. Provai la stessa sensazione col suo libro Il tempo dell'Esilio la cui idea e il cui incipit mi diedero tante speranze poi distrutte.
I protagonisti sono privi di spessore e carattere, hanno reazioni agli eventi inverosimili di per sé e ciò è ancora più evidente considerando la situazione totalmente assurda che affrontano. Con un'idea simile, che ripeto è magnifica, c'era la possibilità di introdurre discorsi filosofici e teologici a non finire, sarebbe stata l'ambientazione perfetta per un approfondimento culturale sulla religione o la storia umana e invece non c'è assolutamente nulla di tutto ciò e quel poco che c'è è buttato lì senza arte ne parte tanto per riempire lo spazio che c'è fra l'inizio e la fine del libro. Pare che Farmer fosse più interessato a riempire in qualsiasi modo la sua idea di un pianeta con un enorme fiume che lo attraversa longitudinalmente, avrebbe probabilmente dovuto attendere che all'ispirazione seguisse un degno contenuto.
L'idea di violentarmi il cervello per concludere questa noia assoluta, peraltro col pensiero che non si conclude perché è un ciclo, ha cominciato ad abbandonarmi dopo un centinaio di pagine. Ho sempre odiato abbandonare libri ma da un po' di anni ho dovuto rivedere questa posizione: mi sono reso conto che intestardirsi a concludere un libro è sbagliato, mi sento come non avessi più molto tempo ma fortunatamente, sperando che questo libro nascondesse qualche segreto che giustificasse la sua fama, ho tenuto duro finché a un certo punto ero oltre la metà e così l'ho finito, ma questo è il primo del ciclo di Riverworld di Farmer, ma l'ultimo per quanto riguarda il suo rapporto con me.
A proposito, una curiosità: quei pochi ebrei che compaiono sono pitturati male, Farmer porta avanti un'apologia dell'antisemitismo di Burton e decide anche di riscattare nientepopodimenoché Hermann Goering!

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Tutti i libri di Philip José Farmer

  • Il Tempo dell'Esilio (stato: Libro finito )
  • Riverworld: Il fiume della vita (stato: Libro finito )
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